Vecchio della Montagna o Veglio della Montagna è l'espressione utilizzata da Marco Polo ne Il Milione per indicare Ḥasan-i Ṣabbāḥ, maestro della setta ismailita dei nizariti in Persia.

In seguito l'espressione servì a identificare il suo successore Rashid ad-Din Sinan, che agì in Siria.

Nel Milione

Il racconto di Marco Polo descrive un luogo protetto da un castello fra le montagne in cui il capo aveva creato un paradiso terrestre con cibo e divertimenti come quelli descritti da Maometto, con vino, latte e miele e dove i giovani da lui selezionati provavano tutti i piaceri della vita. Da questo luogo i predestinati potevano entrare e uscire solo profondamente addormentati.

Quando il Vecchio aveva bisogno di un assassino, faceva cadere un adepto in un sonno profondo tramite oppio o hashish (da cui il termine "assassini") e lo faceva svegliare fuori dal "paradiso". Il malcapitato, disperato e confuso, sarebbe potuto rientrare solo dopo aver portato a termine la propria missione e quindi avrebbe fatto tutto quanto richiestogli.

In altre fonti

Fonti arabe, persiane e perfino cinesi illustrano la storicità della vicenda. Il persiano Ḥasan-i Ṣabbāḥ fu iniziatore della diramazione musulmana sciita detta degli ismailiti, considerata eretica dai sunniti e dagli sciiti duodecimani; dopo esserne diventato gran maestro nel 1107, nel 1109 s'impadronì della fortezza di Alamūt, che diventò centro del suo potere.

Fra le denominazioni usate dagli autori musulmani per i seguaci di al-Hasan quella di "hashishiyyah" risulta rarissima, tuttavia è quella che allude all'hashish, che secondo alcune versioni delle leggende somministrava nel "paradiso terrestre" riservato ai suoi adepti, e che dovette predominare nell'uso popolare così da dar origine al vocabolo europeo "assassino", termine usato in Occidente fin dal XII secolo (nel generico significato di omicida, "assassino" è utilizzato già da Dante nell'Inferno).

Anche le fonti orientali riferiscono dell'inebriamento e testimoniano del potere assoluto esercitato dal capo: la dottrina ismailita ammetteva del resto l'omicidio politico, con una spregiudicatezza che consentì di allearsi persino con i Crociati.

Nel 1256, sotto il regno del Gran Mastro 'Ala' al-Din, terzo successore di al-Hasan, i Mongoli di Hulagu Khan espugnarono la fortezza ritenuta imprendibile.

Note

Bibliografia

  • Marco Polo. Il Milione, a cura di Luigi Foscolo Benedetto, Firenze, 1928.
  • Il Milione. Versione toscana trecentesca, a cura di Valeria Bertolucci Pizzorusso, Milano, Adeplhi, 1975.
  • Storia dei Musulmani di Sicilia, Michele Amari, Le Monnier, 1868, pag. 647

Voci correlate

  • Nizariti
  • Ḥasan-i Ṣabbāḥ

Altri progetti

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